Il discreto collasso delleconomia italiana, di Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science (LSE)
“Mentre lattenzione sulla crisi delleuro è focalizzata principalmente su Grecia e Cipro, non è un mistero che lItalia – con la Spagna – sia la vera sfida per il futuro della moneta comunitaria. Nel silenzio della stampa internazionale, la condizione della macroeconomia italiana non mostra alcun segno di miglioramento: anzi, numerosi indici ritraggono uneconomia nazionale in depressione piuttosto che in severa recessione. Non è esagerato affermare che leconomia italiana sta crollando. LItalia è la terza economia delleurozona, dopo la Germania e la Francia, ed ha contratto il più grande debito pubblico (più di duemila miliardi di euro) che è andato crescendo ad un ritmo sorprendente, persino in tempi recentissimi ed in particolare in rapporto con il PIL (130%), visto che questultimo sta rapidamente contraendosi. Come è possibile che un tale debito sia sostenibile? Infatti non lo è! Per il momento, grazie alla BCE (che ha acquistato 102,8 miliardi di euro di debito italiano tra il 2011 e il 2012) e specialmente al meccanismo LTRO, le finanze italiane hanno potuto essere tenute a galla. Le banche italiane hanno potuto assorbire 268 miliardi di euro di liquidità emessa dalla BCE grazie al programma LTRO, il cui meccanismo è il seguente: “Dato che la BCE non può prestare liquidità agli Stati, eccetto in caso di emergenza estrema e per ragioni di stabilizzazione dei mercati finanziari a breve termine, la presta alle banche che acquistano titoli di credito governativi“. E interessante notare che LTRO funziona come strumento per permettere il ritiro in buon ordine degli investitori internazionali dallItalia, specialmente francesi e tedeschi, la cui quota detenuta di debito italiano è passata dal 51% al 35%, facendo sembrare che fossero le banche italiane a ricomprare il debito nazionale. Questo è un segnale importante, che va in senso contrario alla interdipendenza che ci si aspetterebbe nel quadro di ununione monetaria e di una prossima unione politica delleurozona. E realistico pensare che molti investitori stiano riducendo sistematicamente la loro esposizione in Europa del Sud, nella speranza che una prossima uscita dalleuro avrà per loro conseguenze meno gravi. Per gli euroscettici significa che, una volta che gli investitori stranieri si saranno ritirati, lItalia verrà abbandonata al suo destino.
La verità è che lo Stato Italiano è fallito nellestate del 2011, quando gli interessi del debito nazionale andarono fuori controllo e, come risultato, lItalia perse laccesso ai mercati finanziari. Ma, a causa dellimportanza dellItalia come realtà economica e come DEBITRICE, la BCE e le autorità politiche europee hanno acconsentito alla creazione artificiosa di una parvenza di mercato attorno alla finanza pubblica italiana. LItalia avrebbe dovrebbe rimanere sotto questa tutela fino a quando la situazione economica interna non fosse migliorata migliori insieme alla fiducia dei mercati per tornare ad accedere al mercato del credito. Ma questo purtroppo non avviene e non ci sono segni che lascino sperare che ciò accada nei prossimi anni. La situazione delleconomia italiana è semplicemente drammatica.
Recentemente è apparso un rapporto che rivela come la crisi attuale (2007-2013) sia molto peggiore di quella del 1929-1934. Nella presente crisi gli investimenti sono crollati del 27.6% in cinque anni, contro il 12.8% della recessione tra le due guerre. Il PIL è sceso del 6.9% contro il 5.1%. LItalia, il cui comparto manufatturiero è secondo in Europa dietro la Germania, ha perso il 24% della sua produzione industriale, tornando ai livelli del 1980. Nessun dato mostra segni di ripresa. Dalinizio dellanno, il Paese ha perso più di 31.000 aziende ed ogni giorno chiudono 167 punti vendita al dettaglio, unautentica disintegrazione del settore della distribuzione. Il settore dellauto, uno dei più importanti, non fa che contrarsi: dai 2,5 milioni di vetture vendute nel 2007 siamo giunti ai 1,4 milioni di oggi, come nel 1979 e continuano a scendere. Ledilizia, altro pilastro delleconomia nazionale, è alla rovina: la caduta del 14% nel 2012 è lultima di una lunga serie. Le vendite di alloggi sono scese del 29% nel 2012 rispetto al 2011 che fu una catastrofe, fino al livello del 1985 di 440.000, la metà del 2006. L’impatto di questa tendenza sullimpiego è drammatico: la disoccupazione e giunta al 12% e sale rapidamente. Mezzo milione di lavoratori sono in cassa integrazione, e appare certo che a breve termine perderanno il loro impiego invece di essere reintegrati nel ciclo produttivo. Lo Stato Italiano si è finora arrabattato per difendere la propria posizione finanziaria per mezzo di ulteriori tassazioni, piccole riduzioni di spesa e altri prestiti. Come illustrato prima, lo schema di questi nuovi prestiti è stato architettato con la BCE e il settore bancario. La tassazione ha raggiunto livelli record, e con la stretta creditizia sta asfissiando leconomia interna. I tagli di spesa sono stati applicati fino ad un certo punto ma, come laumento delle tasse, hanno un effetto deprimente sulleconomia per non parlare della loro difficile applicazione in un sistema clientelistico per non dire apertamente cleptocratico come quello Italiano.
Sotto la pressione della UE lItalia si è impegnata a misure rigorose di controllo della spesa pubblica, fino ad introdurre un emendamento costituzionale per farle rispettare. Sembra assurdo ma il bilancio dello Stato appare in attivo se non si considerano gli interessi passivi sul debito, ma questo è dovuto al fatto che lo Stato spesso dimentica di pagare i suoi fornitori: lo scoperto nei confronti delle aziende fornitrici ammonta a una cifra oscillante fra 90 e i 130 miliardi di euro. Non è difficile immaginare che, in pochi mesi e malgrado le nuove tasse, il collasso di interi settori delleconomia interna causerà un rapido abbassamento degli incassi di imposte. Visto che non sembra possibile contrarre nuovi prestiti e che in Italia parlare di misure di austerità è una barzelletta, lo Stato italiano si troverà senza vie di uscita possibili e saranno necessarie nuove misure della BCE.
Essenzialmente, una forma di fallimento assistito e controllato. Ma, dati gli ordini di grandezza delleconomia e del debito pubblico italiani, ciò è semplicemente impossibile. In assenza di qualsiasi consenso politico riguardo ad una politica monetaria radicalmente diversa della BCE, il solo scenario realistico sarà quello di una rinegoziazione o di una ristrutturazione del debito, come suggerito da Nouriel Roubini in una precisa analisi pubblicata circa 18 mesi fa. Il collasso della finanza pubblica italiana sta avvicinandosi rapidamente ed avrà un enorme impatto sullEurozona e sulla UE.”
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